Ermetismo
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Tra le due guerre, dopo gli esperimenti delle avanguardie, in tutta Europa si assiste ad un tentativo di "ritorno all'ordine". Rapporti complessi col fascismo caratterizzano l'esperienza di tutti i poeti e gli scrittori che operano tra le due guerre e che, non potendo apertamente contestare il regime, paiono rifugiarsi nella letteratura come un campo di esperienza alternativo a quello della cultura di regime: le velate, simboliche contestazioni, le affermazioni di sfiducia, di inettitudine a vivere e di Salvatore Quasimodoimpotenza, costituiscono un contraltare alla fiducia, all'ottimismo e al trionfalismo degli intellettuali fascisti. Tale rifiuto si realizza attraverso una "chiusura" autointrospettiva, nella ricerca di un'alternativa esistenziale o spirituale alla realtà esterna difficile e ostile, una ricerca di realizzazione nell'interiorità della coscienza o, talora, negli spazi metafisici.

Questa produzione letteraria affonda le proprie radici nelle poetiche precedenti, soprattutto in quelle del simbolismo europeo, da Verlaine a Valéry a Mallarmé, ed è supportata dalla poetica della "poesia pura", che teorizza l'autonomia della poesia e dell'arte e la sua capacità di autonoma esperienza esistenziale e conoscitiva.
Fra gli esponenti più importanti dell'ermetismo si ricordano Salvatore Quasimodo, Mario Luzi, Piero Bigongiari e Alessandro Parronchi, che riconoscono, d'altro canto, come "padri" Giuseppe Ungaretti ed Eugenio Montale. Oltre a questi meritano di essere citati anche Alfonso Gatto, Libero de Libero, Vittorio Sereni, Leonardo Sinisgalli e Sergio Solmi.
Caratteristiche tecniche di questa nuova poesia sono una concentrazione lirica, frutto di una rigorosa e sofferta distillazione e rarefazione del pensiero e del sentimento, contro il fluire copioso e ininterrotto della produzione dannunziana, la poetica dell'analogia, del simbolo e del correlativo oggettivo. La poesia non deve né descrivere né rappresentare: deve evocare. Non importa l'immediata comprensibilità del messaggio, importa piuttosto il valore di esperienza dell'atto poetico; di qui anche l'ambiguità, l'oscurità, intenzionale o no, della poesia ermetica.

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